La mensa scolastica Bio è un diritto


Lo sancisce l’articolo 59 della legge n.488/1999 (la cosiddetta “Finanziaria 2000”) che dispone che “per garantire la promozione della produzione agricola biologica e di qualità, le istituzioni pubbliche che gestiscono mense scolastiche e ospedaliere prevedono nelle diete giornaliere l’utilizzazione di prodotti biologici, tipici e tradizionali nonché di quelli a denominazione protetta”.

A questa si aggiungono leggi regionali di alcune regioni italiane che dalla n.488/1999 partono per promuovere il massiccio ricorso agli ingredienti biologici, forse spinti dalle sempre più insistenti richieste delle famiglie. Le norme regionali, a seconda dei casi, indicano la percentuale minima da utilizzare – che la legge nazionale non precisa -, oppure mettono a disposizione delle amministrazioni contributi economici che abbattono i costi. La legge dell’Emilia Romagna n. 29 del 4 novembre 2002, per esempio, stabilisce che nei servizi di ristorazione dei nidi, delle scuole per l’infanzia e delle elementari (vale anche per le scuole private in regime di convenzione), tutti i prodotti usati nella preparazione dei pasti debbano essere biologici, mentre per le scuole medie, negli ospedali e nelle strutture residenziali per anziani, dev’essere Bio, tipico o tradizionale oppure da agricoltura integrata almeno il 70% dei prodotti, con priorità a quelli Bio.

il progetto Pappamondo

Il primo Comune a sperimentare l’introduzione di derrate biologiche all’interno delle mense, è stato quello di Cesena, nel 1986, con il progetto Pappamondo. Partiti dapprima con tre asili nido e due scuole d’infanzia, nel giro di tre anni il bio menù si è affermato in tutte le mense scolastiche del Comune, per un totale di 2.400 pasti giornalieri serviti negli asili nido, nelle scuole materne, elementari e medie. Se fino a poco tempo fa il sistema di assegnazione degli appalti era basato sul solo criterio economico, ora sono o dovrebbero essere i prodotti bio a farla da padrone. Rimangono altri due obiettivi da raggiungere: meno bambini obesi (obiettivo che si sta tentando di raggiungere aggiungendo più cibi integrali, meno carne rossa, più alimenti ricchi di fibre e meno zuccheri semplici. Più prodotti biologici e meno ortaggi delle serre, più frutta a km zero e meno verdura che arriva da Paesi lontani) e meno rifiuti (se crescono in Italia le mense bio, meno positivi sono i dati relativi alla componente rifiuti, con circa 50 grammi di immondizia prodotti ogni giorno da alunni e studenti. A pesare prodotti usa e getta come piatti, forchette e coltelli.Qualche nota negativa anche per quanto riguarda gli scarti alimentari, con circa 74 mila tonnellate di cibo che vengono ogni anno gettate nella spazzatura).

 

Tratto da www.blogbiologico.it

"La mensa scolastica Bio è un diritto" ultima modifica: 9 Settembre, 2015 da Redazione VivereZen