Tsuki no usagi


La cultura giapponese è ricca di miti e leggende, legate ad ogni aspetto della natura e della vita quotidiana:  a tutto ciò, infatti, che è tipico della loro cultura hanno assegnato un’origine leggendaria o divina. l pantheon shintoista, da solo, già vanta una “collezione” di più di 8000 kami (parolagiapponese per “spirito” o “divinità”). Nonostante l’influenza dell’antica civiltàcinese, la maggior parte della mitologia e della religione giapponesi è autoctona. Abbraccia tradizioni shintoiste e buddhiste, ma anche credenze popolari legate all’agricoltura. Oltretutto, diversamente dalle mitologie greche,nordiche ed egiziane, è relativamente difficile distinguere che cosa è veramente “mito” in quella giapponese. Alle macchie che si possono osservare sulla faccia della luna piena hanno legato una leggenda con tanto di morale, come una favola occidentale.

In realtà, il coniglio lunare, in giapponese tsuki no usagi (月の兎?) è una creatura immaginaria presente nella mitologia e nel folklore di molti paesi dell’Estremo Oriente, ed in particolare di Cina e Giappone. Si tratta per l’appunto di un coniglio che vivrebbe sulla Luna, seduto sulle zampe posteriori a fianco di un pestello da cucina, intento a pestare del comune mochi nel tradizionale pestello giapponese, l’usu. La più antica testimonianza del mito del coniglio lunare risale al Periodo dei regni combattenti, nell’antica Cina, ed è presente nel Chu Ci, una raccolta di poesie cinesi composta durante la Dinastia Han. In essa, viene menzionata la credenza per la quale sulla Luna, insieme ad un rospo, si troverebbe un coniglio occupato a sminuzzare nel suo pestello le erbe per l’immortalità.

Tsuki no usagi

Nella mitologia, la ragione per cui un coniglio dovrebbe trovarsi sulla Luna è descritta nel Śaśajâtaka, una antica storia buddista, con intenti moralistici. In essa si narra di quattro amici animali, una scimmia, una lontra, uno sciacallo ed un coniglio che, nel giorno sacro buddista di Uposatha (dedicato alla carità e alla meditazione) decisero di cimentarsi in opere di bene. Avendo incontrato un anziano viandante, sfinito dalla fame, i quattro si diedero da fare per procacciargli del cibo; la scimmia, grazie alla sua agilità, riuscì ad arrampicarsi sugli alberi per cogliere della frutta; la lontra pescò del pesce e lo sciacallo, sbagliando, giunse a rubare cibo da una casa incustodita. Il coniglio invece, privo di particolari abilità, non riuscì a procurare altro che dell’erba. Triste ma determinato ad offrire comunque qualcosa al vecchio, il piccolo animale si gettò allora nel fuoco, donando le sue stesse carni al povero mendicante. Questi, tuttavia, si rivelò essere la divinità induista Śakra e, commosso dall’eroica virtù del coniglio, disegnò la sua immagine sulla superficie della Luna, perché fosse ricordata da tutti.La leggenda, il cui intento è celebrare le qualità buddiste del sacrificio e della carità portata avanti ad ogni costo, è ben nota in Cina e in Giappone, ed è conosciuta anche in versioni diverse. All’interno di un mazzo di carte giapponesi Hanafuda (è il termine con cui si denomina uno speciale mazzo di carte giapponesi e tradotto letteralmente significa “Carte dei fiori”. Le carte Hanafuda infatti raffigurano proprio dei fiori.), che riportava un pó di storia e di leggende, si può leggere un’altra versione:

“Molto tempo fa, il Vecchio della Luna ha deciso di visitare la Terra. Si travestì come un vecchio mendicante e chiese Saru (scimmia), Kitsune (volpe) e Usagi (coniglio) per un po ‘di cibo. Saru arrampicò su un albero e lo ha portato qualche frutto. Kitsune è andato a un corso d’acqua e lo afferrò un pesce. Ma Usagi trovò nulla per lui a mangiare, ma l’erba. Così, invece, Usagi ha chiesto il mendicante per accendere un fuoco. Dopo il mendicante ha costruito il fuoco, Usagi saltò in esso e si offrì come un pasto. Improvvisamente, il mendicante si trasformò di nuovo nel Vecchio della Luna e salvare Usagi dalle fiamme. Egli disse: “Usagi-san, Non farti del male per causa mia. Dal momento che sei stato il più gentile di tutti, io vi porterà indietro alla luna a vivere con me.”

Creatura folkloristica molto popolare in Giappone, dove il racconto della sua leggenda, così come la sua identificazione sulla superficie lunare, sono popolari fra i bambini, il coniglio della Luna è spesso citato in numerose opere di finzione provenienti dal Sol Levante.

Sono numerosissimi i riferimenti alla sua figura presenti nella vasta produzione nipponica di anime e manga. Fra di essi possono essere ricordate citazioni presenti in Dragon Ball, nel quale, in una delle prime storie, il protagonista Goku affronta un malvivente dall’aspetto di un coniglio antropomorfo, spedendolo infine sulla Luna; in Lamù, dove in alcuni degli ultimi episodi del manga è presente un curioso “coniglio spaziale”, Inaba, il cui compito è forgiare le chiavi del destino; nelle mini-avventure di Ener nel manga One Piece, quando questi atterra sulla Luna, vi trova degli esseri simili a roditori che poi sottometterà al suo volere; ne I Cavalieri dello Zodiaco, durante la corsa lungo le 12 case dei Gold Saints viene narrata in breve la favola del coniglio lunare e viene paragonato a Shun (Andromeda) per via del suo profondo senso del sacrificio, inoltre nel sequel Saint Seiya – Next Dimension – Myth of Hades le guerriere della dea Artemide (chiamate Satelliti) portano sugli elmi delle orecchie da coniglio . La citazione forse più nota si trova però nel popolarissimo anime e manga Sailor Moon, nel quale il nome originale della protagonista è Usagi Tsukino, la cui pronuncia è identica al termine giapponese per “coniglio della Luna” (kanji: 月の兎), sebbene scritto in modo diverso (kanji: 月野うさぎ), la protagonista, infatti, è la reincarnazione della principessa del regno lunare, e la sua pettinatura ricorda due orecchie.

 

Tratto da mistfansub.forumfree.it

"Tsuki no usagi" ultima modifica: 16 Settembre, 2015 da Redazione VivereZen