Il bambù: la nuova star di eco-design e arredamento zen
|Eco-design e arredamento zen si basano sull’uso di materiali naturali ed ecologici. Il più comune è il legno, assemblato senza colle né elementi in metallo. Da qualche anno sta emergendo un’altra valida opzione: il bambù.
Legno a crescita rapida
Esistono moltissime tipologie di legno, con colori, profumi e proprietà diverse tra loro. Il bambù non offre lo stesso ventaglio di varietà. In compenso, ha qualità tecniche simili a quelle dei legni più usati a un costo più basso. Il merito è del tempo medio di ricrescita della pianta, inferiore a quello di gran parte degli alberi.
Uno dei legni più diffusi in Italia è quello di rovere. Dopo che lo si è tagliato, un albero di rovere impiega circa 80 anni per ricrescere: una vita. Nello stesso lasso di tempo, una pianta di bambù è in grado di ricrescere poco meno di una ventina di volte. Il bambù è infatti una pianta infestante, che si sviluppa in circa 5 anni e che va tagliata periodicamente.
Meno resistente a chi?
Nell’immaginario comune, il bambù è adatto al più come pianta ornamentale. Nonostante i tanti pregiudizi, in realtà è un materiale resistente e durevole. Lo si può usare sia per le finiture sia per gli arredi veri e propri. È inoltre ottimo per rivestire mobili e pavimenti.
Il bambù coniuga durezza, stabilità e leggerezza. Consente quindi di ottenere mobili maneggevoli, ma anche molto forti. Crescendo in ambienti umidi, ha in più un’estrema resistenza all’acqua, soffre meno per i cambi di temperatura e subisce variazioni minori.
Zen e antisismico
Non solo arredamento zen: il bambù è utilizzabile anche nella costruzione di edifici. È infatti noto come materiale antisismico, grazie alla sua resistenza unita all’ultra-flessibilità.
Alle Hawaii i terremoti sono una costante, visto il numero di vulcani attivi nella zona. Qui il bambù viene usato come materiale per le strutture portanti, garantendo una migliore resilienza agli eventi tellurici. Le travi in bambù si piegano sotto la spinta delle scosse, ma non si spezzano. Edifici e altre costruzioni hanno quindi maggiori probabilità di sopravvivere al terremoto.