Chihayafuru e il karuta


Solitamente giocato durante lo 正月・しょうがつ, a Capodanno, karuta (かるた) è un nome generico che in Giappone raccoglie vari giochi . Grazie alla popolarità del manga/anime Chihayafuru, l’autrice è riuscita a riportare in voga non solo l’antico e tradizionale gioco del Karuta ma anche a far apprezzare la bellezza delle sue poesie riuscendo così a rilanciare il Karuta come attività competiva non solo nella madrepatria ma anche in gran parte del mondo, che ha imparato ad amarlo proprio grazie ai protagonisti di Chihayafuru. Chihayafuru (ちはやふる?) è un manga scritto e disegnato da Yuki Suetsugu e pubblicato dal 2007 sulla rivista josei Be Love di Kodansha. Il manga è stato adattato da Madhouse in due serie anime. Il manga ha vinto la seconda edizione del Manga Taishō nel 2009, nonché il 35°Kodansha Manga Award nel 2011.

chihayafuru

Il termine karuta かるた a prima vista potrebbe sembrare giapponese, in realtà è una delle tante parole che il Giappone ha preso in prestito, in questo caso dal Portogallo: karuta viene da carta, inteso come carte da gioco. Le carte da gioco furono infatti introdotte in Giappone nel ‘600 da parte dei portoghesi, ma il gioco ha origini ancora più antiche. I karuta più popolari sia tra i bambini che tra gli adulti sono: l ‘Uta Karuta (“carte delle poesie”), l’ hana karuta (carte dei fiori) e l’ iroha karuta (carte sillabiche). L’ hana karuta é composto da 48 carte divise in 12 serie. Ogni serie, che rappresenta un mese, è formata da 4 carte su cui sono rappresentati gli uccelli, le farfalle, gli animali terrestri, i fiori o le poesie che tale mese caratterizzano. Il suo complicato regolamento determina quali coppie di carte vadano formate e quali serie vadano completate in modo che si possa proclamare infine il vincitore. L’ iroha karuta é la versione più semplice da giocare, viene giocata dai bambini per imparare bene i kana. Rappresenta le 47 sillabe attraverso i proverbi giapponesi più il kanji 京・きょう dato che nessuna frase in giapponese inizia con ん, anche se in questi ultimi anni è stato sostituito con un proverbio che finisce per ん. Contiene 96 carte, 48 contengono un proverbio, le altre 48 contengono una scenetta che rappresenta il proverbio, con in alto la sillaba iniziale. Le carte con la frase scritta vengono distribuite tra i giocatori. Uno di essi scoprirà una alla volta le carte con i disegni. Chi possiede il proverbio corrispondente alla scenetta sorteggiata, dovrà recitarlo ad alta voce. Perde chi rimane con l’ultima carta in mano. L’Uta Karuta (“carte delle poesie”), o semplicemente Karuta (“carte”), anche detto in occidente “carte dei 100 poeti”, è un gioco tradizionale, non basato sull’azzardo, praticato in tutto il Giappone; persino le scuole ne indicono spesso dei tornei.

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Le duecento carte presenti nella confezione riproducono brevi composizioni giapponesi da un’antologia classica di cento poesie chiamata Hyaku-nin Isshu (“cento autori, una poesia”). L’antologia fu compilata nel XIII secolo, da opere preesistenti. Ciascuna delle cento poesie, ispirate all’amore, alle stagioni, e a diversi altri temi, è scritta da un autore differente. Il loro stile tradizionale è chiamato tanka (“breve canzone”) o, anticamente,  waka (“poesia armoniosa”): ogni poesia è composta da appena cinque versi, per un totale di trentuno sillabe. Metà delle carte raffigurano personaggi giapponesi, che indossano abiti tradizionali, e, sopra di essi, la poesia scritta per esteso in caratteri piccoli: queste sono dette  yomifuda, o “carte da leggere”. I rimanenti cento soggetti (illustrazione qui in basso) non sono illustrati, ma riportano un testo più breve e in caratteri più grandi: gli ultimi due versi delle suddette poesie. Queste sono dette  torifuda (“carte da prendere”), perché i giocatori debbono afferrarle nel corso del gioco. Lo stile delle carte Uta Karuta è molto tradizionale, come si evince dal confronto fra mazzi attuali e quelli di oltre due secoli fa: poesie ed illustrazioni sono rimasti pressoché immutati. L’esatta data di origine del gioco è incerta; la prima citazione risale al XVII secolo, e mazzi del tutto simili a quelli attuali esistevano già nella seconda metà del XVIII secolo, sebbene fino alla fine dell’800 fossero dipinti a mano, quindi assai meno accessibili al grande pubblico. I personaggi che compaiono in ciascuna yomifuda sono i cento poeti compresi nell’antologia, cioè gli effettivi autori dei versi. I loro nomi si trovano scritti nell’angolo in alto a destra di ciascuna carta, prima del testo della loro composizione (come si vede nell’illustrazione precedente). Molti dei poeti sono mostrati seduti in varie posizioni, e alcuni dei loro attributi distintivi (pettinatura, baffi e/o barba etc.) sono stati mantenuti fedelmente nelle edizioni moderne. Dell’antologia non fanno parte solo autori maschili: sono presenti in buon numero anche delle poetesse. Nelle edizioni antiche alcune delle donne sono viste di schiena, o parzialmente celate, forse per esprimere un senso di pudore.
Invece le carte  torifuda  non contengono altro che testo.

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Per giocare a Karuta, (come vedete nell’immagine in cui due giocatrici si confrontano su un tatami ) i due avversari dispongono le torifuda a faccia in su. Quindi una terza persona (il lettore, o giudice di gara) prende una yomifuda, e comincia a recitarne il testo; lo scopo dei giocatori è di riconoscere la poesia, ed afferrare la carta torifuda corrispondente prima che lo faccia l’avversario. Com’è ovvio, i giocatori migliori conoscono a memoria tutte le poesie, al punto che sono in grado di riconoscere la carta giusta sin dalla prima sillaba pronunciata dal lettore. Alcune delle poesie, però, hanno in comune le sillabe di apertura, e ciò rende la ricerca più difficile. Il gioco continua fino al termine delle carte, vince il gioco chi ha vinto più carte torifuda. Se in generale il karuta sta uscendo fuori dal Giappone da qualche anno, si gioca invece da tempo ad hanafuda anche in altri paesi come in Corea e alle Hawaii: diventa un ottimo esercizio per la memoria ma anche per chi vuole imparare la lingua.

 

 

Tratto da a_pollett.tripod.com

"Chihayafuru e il karuta" ultima modifica: 25 Agosto, 2015 da Redazione VivereZen