La moda nipponica del kawaii


In Giappone, il kawaii – vale a dire tutto ciò che è giocoso, tenero e “finisce in -ino” (cit. da Gomarasca – Valtorta) – non desta la sorpresa e le perplessità che lo accompagnano qui in Italia, dov’è spesso e frettolosamente giudicato stucchevole e infantile. Difatti, nel Sol Levante,  gode di tutt’altra credibilità, incarnandosi in un‘estetica pervasiva che ha contagiato persino l’arte contemporanea. Complice forse la cultura dei manga, oggigiorno qualunque cosa in Giappone ha la sua “mascotte” e perfino avvisi serissimi della polizia vengono presentati con fumetti in versione deformed, in cui i personaggi appaiono deformati, generalmente piccoli e paffuti così da fare tenerezza contando sull’istinto umano che associa certe proporzioni a cuccioli e bambini.

Il kawaii e’ parte d’ogni cosa, anche la piu’ seriosa, e lo si può vedere un pó ovunque. Sul camion che rifornisce il konbini (pubblico esercizio di dimensioni medio-piccole in cui viene effettuata la vendita al dettaglio di una larga gamma di prodotti) stampano verdure, cartoni di latte, frutta e pane con gli occhi, la bocca e tutto il resto, creature che s’animano e che sembrano viaggiare su un minibus della scuola. Il pacco della posta ha su disegnato il gatto Jiji cui Miyazaki Hayao ha dato un nome e ha messo nel suo film “Kiki’s Delivery Service”. Case con il tetto d’erba, tombini che disegnano paesaggi di ciliegi o pompieri volenterosi pronti a spegnere ogni incendio; la tv e le previsioni del tempo hanno soli, lune e nuvole con la tristezza in faccia o il buonumore. I messaggi al cellulare, anche da un esimio professore, capita che arrivino decorati da faccine. Le email da amici e familiari piene di animazioni deliziose. Alla fine del telegiornale vi è sempre un angolo dedicato alle cose più leggere e curiose, come per risistemare l’umore dopo i fattacci. Non è raro vedere in giro enormi pupazzi viventi che camminano tra la folla o lottano in un piccolo torneo di wrestling tra pupazzi. Portiamo un esempio: Marzo 2008, interno giapponese tradizionale.

Il ministro degli Esteri Masahiko Komura è in veste ufficiale per nominare un nuovo ambasciatore, che avrà l’impegnativo compito di far conoscere la cultura nipponica all’estero. Eccolo: è alto press’a poco come il politico, ma ben più rotondo. Ha un colorito bluastro e non indossa il completo scuro di rito, ma nessuno pare farci caso.

E’ Doraemon, il gatto robot protagonista di una fortunata serie di cartoni animati nota in tutto il mondo. E tutti paiono essere soddisfatti della scelta del ministero. Agli occhi degli occidentali tutto ciò è strano, divertente, quasi i giapponesi vivessero un perenne carnevale con maschere anime o manga: dopo lo stupore e l’allegria iniziale, lo spettatore, proiettato in un mondo abitato da forme rotondeggianti e fluo, non può fare a meno di percepire il contrasto tra se stesso – incapace di comprimersi in due dimensioni, di conformarsi a un mondo plastico – e una realtà sintetica. “Kawaii è divenuto il nuovo concetto chiave dell’estetica pop giapponese. Tutto deve essere carino.

Hello Kitty

Hello Kitty è l’ikona commerciale del kawaii. Il carino influisce sui character, sulla moda delle ragazzine, sui maid-café, sulla pubblicità e sulla musica leggera. Tutto questo “carino” ha mostrato la sua inconsistenza proprio quando, dopo il grande disastro del marzo 2011, nei supermercati ormai vuoti erano rimasti sugli scaffali solo tutti questi oggetti kawaii, che però nessuno voleva comprare perché erano solo inutili, ma apparivano nel dramma anche insignificanti.[…] la loro vuota leziosità, […] mostrava la vuotezza di un grande sistema di industria culturale dietro a cui non ci sono più valori umani di sorta, ma solo valori economici.” ( La bellezza in Oriente. Introduzione all’estetica orientale Di Roberto Terrosi). Intanto il kawaii prende piede anche tra gli occidentali, partendo dagli amanti della cultura nipponica.

takashi murakami - open your hands wide, embrace happiness
Takashi Murakami , “Open your hands wide, embrace happiness”

Tratto da studiaregiapponese.com

"La moda nipponica del kawaii" ultima modifica: 18 Settembre, 2015 da Redazione VivereZen

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