I gatti salveranno l’economia giapponese
|La chiamano Nekonomics, da neko, in giapponese gatto, ed economics (economia), ed è una storia che nasce nella stazione di Kishi, nella prefettura di Kinokawa.
Nel 1999 un gatto decise di frequentare assiduamente la zona antistante la stazione ferroviaria, entrando subito nel cuore del capostazione e dei passeggeri. Per anni Tama, questo il nome del simpatico felino, non fu altro che un’attrazione locale, fino a quando la compagnia ferroviaria Wakayama Electric Railway, in un periodo di crisi e di tagli del personale, decise di promuovere Tama a capostazione (mentre il precedente capostazione… … insomma, era periodo di tagli).
Con un po di pubblicità e un paio di accessori da metter sopra il gatto, nel 2007 la stazione guadagnò 1,1 miliardi di yen trasformando Tama in un’attrazione turistica.
Il primo marzo del 2015, alla morte del gatto, il giornale SPA! uscì col titolo: “la nekonomics può salvare l’economia del Giappone?”; il fenomeno felino nel paese del Sol Levante muove più di 2,3 miliardi di yen l’anno (poco meno di due miliardi di euro l’anno), ripartiti fra diverse voci, in cui compaiono, oltre che accessori e alimenti per i suddetti animali, anche gadget legati alla “nekomania”.
Esiste addirittura un’isola, la Tashiro Island o Cat Island, dove il numero dei gatti supera di 100 a 1 il numero degli abitanti umani, che ha visto la sua economia crescere grazie unicamente al turismo legato alla neko-mania.
Il numero di gatti in Giappone supera i 9.870.000 ed è in costante aumento, mentre il numero di cani è calato drasticamente; lo stile di vita frenetico mal si sposa con le cure di cui un cane ha bisogno, basti solamente pensare ai bisogni (esser puliti, portati fuori per muoversi o far bisogni) di cui necessita il più fido animale.
Come ammette la stessa SPA! i gatti domineranno incontrastati il Giappone… almeno fino alla prossima rivoluzione.