La filosofia della bicicletta in Giappone
|Il Giappone conta 100 milioni di ciclisti, di cui 13 miloni solo a Tokyo.
Nonostante i numeri impressionanti, la cultura della bicicletta in Giappone differisce tantissimo rispetto agli standard mondiali.
Per quanto possa sembrare assurdo, a Tokyo le piste ciclabili sono quasi inesistenti, e il codice della strada sebbene presente e ben articolato, non viene tenuto in conto più di tanto. Viene considerato normale utilizzare la bici sui marciapiedi, facendo lo slalom intorno ai pedoni.
Per farvi un esempio, nel 2013 in Scozia viene introdotto il “Nice Code Way”, una serie di regole legate al buonsenso sulla coesistenza di automobilisti, pedoni e ciclisti, per risolvere i problemi legati al traffico. Un fallimento su ogni fronte.
Considerate che Edimburgo, la capitale scozzese conta 500.000 abitanti, contro i 13 milioni di Tokyo (viene stimato che l’85% della popolazione utilizza la biciletta). Un miracolo?
Ma le differenze non finiscono qui: in Giappone l’idea di utilizzare la bicicletta per lunghi percorsi è quasi inesistente, esiste una regola non scritta per cui chi si avventura nei paesi dell’entroterra viene supportato con acqua e benedizioni dagli abitanti del luogo.
A quanto pare è possibile grazie al senso civico nipponico, radicato e intrecciato il codice etico e quello che i locali chiamano “Wa”, il senso di mantenere pace e serenità.
Una buona prova che non sono le leggi a regolare la vità, ma lo spirito umano.