Lanterne giapponesi


Il commercio intenso e lo scambio di tecnologie con la Cina durante il XI secolo portarono in Giappone l’uso delle lanterne, inizialmente usate con scopo rituale.

Queste lanterne fatte di pietra erano utilizzate nei templi buddisti per onorare il Buddha: sono ancora oggi visibili in molti luoghi diversi in Giappone, essi sono chiamati “ishidouru” 石 灯籠 (lanterna di pietra). Tourou, 灯籠(とうろう) è il termine generico con cui si definiscono le lanterne tradizionali giapponesi.

I tipi principali sono: le Ishidourou 石灯籠 (le tradizionali lanterne di pietra) e le Tsuridourou 釣灯篭 (le tradizionali lanterne appese). Col tempo l’uso delle lanterne si diffuse nei templi shintoisti, nei giardini e nelle case delle persone ricche. La loro estetica ha iniziato a evolversi, dando così inizio a un aspetto diverso dai primi disegni che sono arrivati dalla Cina. Le Ishidourou che vengono utilizzate nei templi differiscono in modo significativo da quelle utilizzate nei giardini.

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Quelle dei giardini sono solitamente più piccole e più ampie,  mentre quelle dei templi sono alte e stilizzate. Di solito sono fatte di granito; oggi sono utilizzate solo come decorazione e vengono accese solo in occasioni speciali. Le Tsuridourou 釣灯篭(lanterne appese) sono una evoluzione delle ishidourou.

La forma dello spazio in cui si mette l’olio per accendere il fuoco è simile, invece di essere attaccate a terra con una colonna di granito pendono dal soffitto; di solito si vedono solo nei templi.

Le famose Chouchin 「提灯 sono le lanterne usate per i rituali, per le cerimonie, per le decorazioni (come insegne nei negozi o appesa fuori davanti un’abitazione con il nome della famiglia). Gli artigiani che le fabbricano usano telai di bambù e fogli di carta detta washi su cui dipingono a mano i disegni e le fantasie. In cima presentano un gancio che permette di appenderle al soffitto o ad una tettoia. Le prime notizie di un suo uso risalgono al 1085, mentre la più antica illustrazione che lo raffigura è datata 1536. Si possono trovare durante i matsuri estivi, le feste popolari giapponesi, o fuori da alcuni izakaya, ovvero le osterie giapponesi. In quest’ultimo caso si chiamano lanterne rosse, in giapponese akachōchin (赤提灯).

Il Washi è un tipo di carta utilizzata in Giappone. Si tratta di una carta realizzata a mano, di ottima fattura e consistenza, fatta con fibre vegetali del gelso da carta o a volte da altre fibre naturali (c’è chi usa anche canapa, riso o bambù). Originaria di una piccola e antica provincia del Giappone, chiamata Mino, la carta Washi è da sempre stata apprezzata, non solo per la sua buona qualità e resistenza, ma anche per la sua capacità di saper bene filtrare la luce. Le lanterne sono dunque un elemento fondamentale e caratteristico dello scenario orientale e in Giappone è facile vederle come tipico elemento.

La famiglia Haba, originaria anch’essa della provincia di Mino, è una delle poche famiglie che ancora oggi realizza queste speciali lanterne in maniera del tutto artigianale: Haba Hideki porta avanti l’impegno della propria famiglia di preservare con cura e dedizione e tramandare questo modo di creare e produrre a mano in modo antico e tradizionale.

Le lanterne si ritiene che siano i luoghi sicuri e di felice riposo degli spiriti guida. Durante il Festival giapponese della lanterna galleggiante, diversi tipi di lanterne vengono rilasciate per commemorare i propri cari che sono morti. A volte vengono attaccati dei messaggi che tramite le lanterne passano da un mondo all’altro scorrendo su un tappeto di flebili luci tremanti.

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Tratto da sakuramagazine.com

"Lanterne giapponesi" ultima modifica: 31 Agosto, 2015 da Redazione VivereZen