Curiosità sul Natale in Giappone (Parte 1)


A very Japanese Christmas!

Se noi amiamo il Giappone, allo stesso modo i Giapponesi adorano letteralmente tutto quello che viene dal mondo occidentale. Considerato poi il periodo dell’anno, quale momento migliore per parlare del Natale in Giappone?

Se per noi occidentali il 25 dicembre è innanzitutto una festività religiosa, ovviamente non è questa la sfumatura principale che ha assunto in Giappone. Il cristianesimo è stato per lungo tempo perseguitato, tornando ad essere legale soltanto nel periodo Meji, nella seconda metà dell’800. Tutt’ora i Cristiani in Giappone sono una piccola percentuale, meno del 5%, ma questa non è di sicuro una buona ragione per rinunciare a una festa che ha una così grande risonanza in tutto il resto del mondo.

Non c’è un ideogramma per indicare il Natale, che viene traslitterato dall’inglese in Meri Kurusumasu.

Il 24 ed il 25 non sono rossi sul calendario, ed i festeggiamenti si concentrano soprattutto nella sera della vigilia. La maggior parte degli addobbi natalizi viene allestita subito dopo Halloween per poi essere  levata in fretta e furia il 25 stesso: bisogna fare spazio infatti alle decorazioni per il capodanno, che si festeggia dal 31 dicembre al 4 gennaio, e che è una festività più tradizionalmente giapponese.

Fanno eccezione le luminarie che vengono tenute sino a gennaio. Tokyo si trasforma in un vero e proprio caleidoscopio di luci, e anche le altre città non fanno eccezione. Da segnalare le luci di Kobe che commemorano il terremoto del 1995 e che grazie all’afflusso di turismo, più di 5 milioni di persone in quattordici giorni, ha dato un concreto contributo alla ricostruzione della città. Piccola curiosità: uno degli artisti dietro l’installazione di questo evento è l’italiano Valerio Festi.

Un Babbo Natale guerriero e gli alberi in miniatura

Il primo Babbo Natale, o Santa San, compare nel 1875 ed ha l’aspetto di un samurai. Non è l’unica figura che porti regali ai bambini, perché i giapponesi hanno anche un monaco buddista di nome Hoteiosho, che si dice sia fornito di occhi anche sulla nuca, come monito ai più piccoli di comportarsi sempre bene.

Questo non significa che Santa San sia una figura marginale in Giappone. L’isola nipponica è la nazione con il maggior numero di lettere inviate in Lapponia a Babbo Natale!

Il primo albero di Natale di cui abbiamo notizia è del 1910 ed era decorato con piccoli piccoli ventagli, lanterne di carta e origami di uccelli e altri animali.

Oggi sono in voga anche decorazioni più occidentali, ed i giapponesi non lesinano al riguardo, riempendo la casa di addobbi. Gli alberi di Natale, che siano piante vere, o versioni più moderne fatte ad esempio di sole luci, vengono in genere riservati agli esterni.  Questo è dovuto alla mancanza di spazi che purtroppo è tipica di molte abitazioni giapponesi, e quindi dentro casa al massimo è possibile trovare degli alberelli in miniatura.

D’altronde cosa c’è di più orientale di un bonsai? I primi a realizzarli sono stati i monaci buddisti, che hanno portato questa tecnica dalla Cina. Il bonsai rappresenta l’armonia tra uomo, anima e natura, e secondo il Feng Shui grazie alle sue energie positive porta prosperità e ricchezza. E’ dunque il regalo perfetto per il Natale e l’Anno Nuovo.

Il pollo fritto

Non è esattamente il primo cibo a cui pensiamo, quando si tratta di Natale, non è vero?  E non si parla di un pollo fritto qualsiasi, ma di quello fatto al Kentucky Fried Chicken una catena di fast food specializzata appunto nel pollo. Chi vorrebbe passare il Natale in un fast food? Eppure se sei in Giappone ti conviene prenotare con largo anticipo, altrimenti rischi di rimanere in coda letteralmente per ore.

Da dove è nata questa tradizione? Negli anni settanta del secolo scorso, un esperto di Marketing giapponese ha deciso di presentare il pollo fritto come l’alternativa economica al tacchino, che fa da padrone nelle rappresentazioni americane dal Ringraziamento a Natale.

E ha funzionato! Adesso si trovano diversi menù, da quello più basico alla versione premium, per chi desidera un sapore un po’ più raffinato, rispetto al tipico pollo fritto da fast food. Non ci crederai, ma sembra persino che alcuni giapponesi confondano il colonnello Sanders, fondatore e attuale logo del franchising di KFC, con Babbo Natale.

Non è Natale senza i dolci

I Wagashi, ovvero i dolci tradizionali giapponesi, come forse già sai, sono realizzati principalmente con farina di riso, zucchero e fagioli azuki. Prima dell’introduzione dello zucchero da parte degli europei, per addolcire l’impasto si utilizzavano uno sciroppo zuccherato a base di succo d’uva. Alla semplicità della formula, si contrappone però un lavoro certosino per quel che riguarda la forma, che può trasformare questi dolci in vere e proprie  piccole opere d’arte. Per il periodo natalizio possiamo trovare renne, Babbi Natale, rametti di agrifoglio, omini di neve e chi più ne ha e più ne metta. I sapori tipici sono quelli del fagiolo rosso, della radice di bardana e tè verde.

Ma vuoi indovinare il dolce che non può mancare per un Natale Giapponese? Te lo dirò la settimana prossima nella continuazione dell’articolo.

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"Curiosità sul Natale in Giappone (Parte 1)" ultima modifica: 19 Dicembre, 2019 da Redazione VivereZen